E’ passato oltre un anno dall’ultimo articolo pubblicato (che vergogna). Quindi prima di partire, riprendiamo il filo da dove avevamo interrotto.
Eravamo rimasti con la diagnosi di infezione da blastocisti ed una terapia in corso a base di olio di origano.
Terapia che non ha eradicato l’infezione ed a cui sono seguiti altri tentativi (andati a vuoto) con antibiotici naturali a base di:
- Acido Caprilico
![capsule]()
- Estratto d’Aglio
- Estratto di Foglia d’Ulivo
- Artemisia
- Estratto di Mallo di Noce Nera
- Berberina
- Estratto di Semi di pompelmo
- Tintura di Takuna
- Argento Colloidale
E forse qualcos’altro che adesso non ricordo.
Quindi, dopo una notevole sensazione di sgomento, ho deciso di passare alle maniere forti. E procedere con gli antibiotici veri propri.
Whuuuuaaaaaa, i “temibilissimi” antibiotici…
Piccola premessa.
Ritrovare batteri “inconsueti” con i classici test delle feci è una missione piuttosto ostica.
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Ma se avvertite tutta una serie di sintomi e vi sottoponete ad un test in grado di effettuate uno screening approfondito fino alla diagnosi di Blastocisti, allora avete superato solo il primo ostacolo.
Infatti, questo batterio è difficilmente diagnosticabile. Nel senso che, anche quando viene individuato tramite esami ad hoc, nella gran parte dei casi, i medici si comportano generalmente così:
- o lo ignorano perché non lo conoscono
- o lo ignorano perché ritengono sia un batterio non-patogeno
E questo è il secondo ostacolo.
Infine, se riuscite a convincere il vostro medico che quel batterio sia la causa dei vostri mali, ora non resta che azzeccare la terapia giusta.
O comunque la migliore disponibile. E non è un’impresa da poco.
Vi invito a fare un giro su qualche forum internazionale per capire di cosa sto parlando e leggere storie allucinanti a riguardo.
Ovviamente questo batterio (come molti altri), non ha sempre tutte le colpe. Anzi, molto spesso vive in armonia all’interno di un microbiota ricco di differenti colonie ed un intestino sanissimo.
Ma non è sempre questo il caso.
E ora che si fa?
Ma, torniamo alla cura. Dalle mie ricerche, uno dei più ferrati al mondo sull’argomento è il Dr. Thomas Borody, che vive e lavora a Sydney. Comodo, no?
E’ stato uno dei primi ad individuare questo batterio come responsabile di molte problematiche ad a curarlo con una serie di cocktail antibiotici da lui stesso sperimentati.
E’ anche stato il primo ad applicare con successo la terapia del trapianto fecale agli inizi del 2000 ai pazienti con malattie croniche intestinali. Insomma, uno che qualcosa dovrebbe capirci.
La terapia per il blastocisti messa a punto da Borody consisteva nella somministrazione di 3 antibiotici. Uno disponibile in Italia, mentre gli altri due no.
Tuttavia all’epoca (Novembre 2014), prima di prendere contatto con il Dr. Borody, trovai in Europa il Dr Apelles Econs presso la Thames Clinic di Londra, una sorta di alter ego europeo, specializzato nella cura di infezioni intestinali. Ed in grado di stabilire se i sintomi potessero dipendere dal blastocisti e l’infezione curabile con i 3 antibiotici.
Così fisso la consulenza su Skype con Mr Econs.
Australia o Europa?
Ci vediamo online 4 giorni dopo e in 15 minuti sbrighiamo la faccenda. Sono stati sufficienti a raccogliere le informazioni di cui avevo bisogno. Decido comunque di ordinare gli antibiotici direttamente in Australia.
Non perché non mi fidassi del Dr. Econs, ma solo perché al cambio, il dollaro Australiano era molto più favorevole della sterlina. Al momento però, mi risulta che dall’Australia abbiano sospeso le spedizioni internazionali in quanto non più in grado di soddisfare l’ eccesso di richieste. Ma se siete interessati, informatevi direttamente.
La mia ultima cura antibiotica risaliva al 1998, anno in cui dovetti subire un intervento chirurgico. Questo per dire che non era la mia scelta preferita e ne avrei fatto volentieri a meno.
E nel prosieguo dell’articolo, capirete perché.
Ma in certi casi è più che opportuno liberarsi di dogmi ed incrollabili certezze ed optare per soluzioni più drastiche.
Anche perché, passare mesi ad ingurgitare rimedi “naturali” a base di piante officinali e composti vari credete che sia senza conseguenze?
Se lo pensate, vi state sbagliando.
In quanto le piante sono dotate di sostanze per l’autodifesa in natura (non essere mangiate dai predatori). E quelle sostanze, in dosi molto concentrate, possono avere un effetto piuttosto aggressivo.
E soprattutto, come gli antibiotici, non sono in grado di distinguere tra un batterio sano ed uno patogeno. Per cui fanno incetta di tutto ciò che incontrano sul loro cammino.
A questo punto, siete ancora convinti che gli antibiotici siano il male assoluto e l’olio d’origano un composto innocuo che fa ciuff-ciuff prima di passare?
Meglio l’Australia!
Quindi contatto il Dr. Borody presso la CDD di Sydney in Australia per farmi prescrivere il suo cocktail di 3 antibiotici messo a punto per l’eradicazione del blastocisti.
Il consulto è avvenuto a mezzo e-mail, dopo avergli inviato esami e documentazione varia, con il tutto avallato dal medico in Italia con una serie di documenti necessari per attivare la cosa.
Poi pagamento (ammazza!) e ordine dei farmaci. Fin qui tutto bene.
Almeno fino a quando il pacco non è arrivato alla dogana di Linate. Dopo circa 15 giorni dalla spedizione, vengo contattato (tramite il corriere) per avere conferma se il pacco contenesse farmaci o integratori.
Avrei potuto mentire e forse avrei evitato la trafila. Forse. Ma sono onesto io!!! O pirla?
Quindi mi è arrivata una sfilza di documenti via e-mail da compilare e produrre per sbloccare la merce.
Detto tra noi, due grandissime palle, tra ricette e fogli di ogni tipo da inviare. Alla fine ce l’ho fatta e il tanto agognato pacco è arrivato a casa.
Senza un medico in famiglia e con le poche forze rimaste, dubito sarei riuscito a fare il tutto, con chiavette usb che mi remavano contro e stampanti che non ne volevano sapere di stampare.
E’ arrivato il pacco!
Un venerdì mattina suona il corriere che riconosco al volo. Come tutti i corrieri ha sempre fretta e scampanella vigorosamente per 3-4 volte consecutivamente. Io mi stavo ancora riprendendo.
Ma dopo qualche bestemmia interiore, aver indossato la prima roba che ho trovato nella stanza ed inforcato gli occhiali da sole, mi alzo ed ecco la gradita sorpresa.
Ma si può bramare così tanto un pacco di farmaci? Mah..
Lettura veloce delle modalità di somministrazione che comunque avevo già mandato a memoria e via a buttar giù pillole. Otto al giorno per 10 giorni.
Il cocktail include:
Secnidazole
- Diloxanide Furoate
- Bactrim
(da notare che ad oggi quel cocktail è variato. Si aggiorna spesso a seconda dell’efficacia che il Dr. Borody sperimenta continuamente nella sua pratica. Bravo lui!).
A parte qualche fastidio iniziale (e tanta pipì fluorescente), la terapia è andata giù liscia.
Ho letto da più parti che varie persone hanno difficoltà tali da dover interrompere la cura dopo pochi giorni. Tra le tante sfighe, questa non mi è toccata.
Durante gli ultimi giorni della terapia, mi sento piuttosto bene. E questo benessere prosegue per circa una settimana dalla fine della terapia. Comincio ad essere ottimista. Ma l’entusiasmo si smorza velocemente quando i vecchi sintomi ritornano prepotenti.
Quindi butto giù qualche nuova pillola di olio di origano (l’unico che mi dava un po’ di sollievo) e nei momenti di maggiore frustrazione qualche capsula di Bactrim avanzata. Ma con pochissima soddisfazione.
La cosa va avanti per circa 3 mesi. Poi, avvilito e demoralizzato, mi documento ancora un po’ e prendo contatto con il Dr. Froomes a Melbourne. Froomes è stato l’allievo di Borody (quello di cui sopra).
Non è un’impresa da poco.
Contattarlo è estremamente complicato.
Primo perché i contatti e-mail riportati nel suo sito non funzionano. Ma allo stesso tempo, quando invii un messaggio, non torna indietro alcuna notifica di errore. Secondo per il fuso orario.
Invio circa 10 e-mail, senza ottenere risposta. Quindi, anche se avrei potuto sospettarlo un po’ prima, comincio a pensare che non leggano le e-mail.
Chiamo quindi l’ospedale privato dove finalmente riesco a parlare con una sua assistente (l’ottima Danielle) e prendere appuntamento telefonico con il dottore.
Quindi tutto facile dirai, no? Non proprio.
Una telefonata può salvarti la vita, forse.
L’appuntamento è fissato alle 4 del mattino in Italia. E anche se non ho un sonno solidissimo, alle 4 del mattino preferisco non stare al telefono con uno sconosciuto a 15.000 km di distanza che mi vuole fare una colonscopia. Per di più, a pagamento.
Al primo tentativo, punto la sveglia e con grande fatica riesco ad alzarmi. Quindi arriva la telefonata dell’assistente che mi preannuncia il colloquio e mi chiede di attendere.
Dopo circa 5 minuti di attesa, mentre provo a restare sveglio guardando la replica di Mai dire Gol sul canale 35 del DT, torna e mi dice che il dottore è un po’ in ritardo.
Mi chiede se preferisco restare in linea o essere richiamato. Con la poco lucidità dell’ora, bofonchio qualcosa tipo: “yes, please call me back”.. della serie, richiamami.. (porca putt.. ma questo non gliel’ho detto).
Dopo un’ora, mi chiama di nuovo, informandomi che il dottore non è ancora disponibile e mi chiede se voglio aspettare ancora o rimandare a domani. Nel dubbio, riproviamo domani alla stessa ora.
Chi è Stanlio o il Dr Froomes?
La notte seguente, finalmente sento il dottore che esordisce al telefono come uno Stanlio qualsiasi con un: “Buongiorno, come stai?“.
Niente di trascendentale ma pur sempre un piccolo segnale di empatia con uno sconosciuto che ti contatta nel cuore della notte dall’altro capo del mondo.
Venti minuti di conversazione fitta al telefono, dove gli faccio mille domande e ascolto le sue risposte chirurgiche (è il caso di dirlo) con l’entusiasmo di un bambino che finalmente ascolta quello che vorrebbe sentirsi dire, mentre zampetta semi-nudo sul tappeto di camera.
Quindi, dopo le convincenti parole del medico, decido che sarei andato a Melbourne per il trattamento di li a poco. Infatti, prima di chiudere, mi passa la segretaria per l’appuntamento, che sarà appunto il 27 Novembre presso l’Essendon Hospital di Melbourne.
E si torna a dormire, nonostante l’entusiasmo.
Organizzati!
Il giorno seguente comincio a studiare la documentazione ricevuta, prenotare aerei, alberghi e rispolverare l’abbigliamento estivo, visto che a Melbourne ci saranno 30 gradi.
Una settimana prima della partenza effettuo nuovamente un test per verificare la presenza dell’infezione.
Il kit era nella mia stanza da tempo, un po’ impolverato sopra la libreria, ma non avevo ancora avuto il coraggio di farlo, all’idea del possibile risultato e l’imminente partenza per l’Australia.
Comunque alla fine faccio il test e spedisco il tutto al laboratorio in Olanda. Dopo pochi giorni, ricevo l’e-mail con i risultati allegati.
Con un certo nervosismo leggo il messaggio, apro l’allegato e chiudo gli occhi. Poi prendo un foglio e copro lo schermo.
Quindi scendo lentamente, spizzando il risultato come un abile giocatore di poker e non capisco se:
- dovrei essere felice se il risultato è negativo (il blastocisti non c’è più)
- dovrei essere incavolato se il risultato è negativo, perché comunque la partenza è tra due giorni ed ho già organizzato tutto (e pagato tutto)
- dovrei essere incavolato se è negativo perché se anche non c’è più l’infezione, io mi sento uguale a prima
- dovrei essere incavolato se è positivo, perché tutti i tentativi precedenti non sono ancora andati a buon fine
- dovrei essere felice e basta, a prescindere dal risultato. E invece non lo sono.
Comunque, alla fine, il risultato è positivo. Cioè, il blastocisti è ancora presente.
![blasto-nove-2014]()
In effetti non sono triste, né felice per il risultato, ma in qualche modo sollevato. Forse non dovrei esserlo, ma hai presente quando ti convinci, a torto o ragione, che devi fare una cosa per forza perché è sicuramente quella giusta?
Ecco, avevo quella sensazione li, circa il mio viaggio in Australia.
E se il risultato fosse stato negativo (blastocisti eliminato), sarebbe stato “saggio” fare millemila chilometri per farsi sganciare una bomba atomica nell’intestino?
Molto probabilmente no.
Ma visto che non è stato questo il caso, il problema non si è effettivamente posto.
Le due settimane passano in fretta e sono pronto a partire.
Si parte per davvero!
E’ il giorno della partenza e c’è grande entusiasmo. Un po’ come quando dopo un anno di lavoro, si parte per due settimane di vacanze ai Caraibi.
Viaggio lungo con scalo a Doha, ed arrivato a destinazione, quando metto la capoccia fuori dall’aereo ancora con la felpa in dosso, avverto un caldo porco che mi avvolge. Allora mi tolgo la maglia, ma non potendomi levare anche i pantaloni, soffro a metà. Amen
Taxi, albergo, doccia e nanna. Dopo aver racimolato una pessima insalata nell’unico locale aperto alle 2 di notte non lontano dall’hotel.
Dentro quell’insalata c’era di tutto, ma non me ne curai eccessivamente, visto il trattamento non propriamente light a cui mi sarei sottoposto entro 36 ore.
![Una insolita porta-frigo nel centro di Melbourne. Gente pratica, gli Australiani!]()
Una insolita porta-frigo nel centro di Melbourne. Gente pratica, gli Australiani!
Il mattino seguente (il giorno prima della terapia) di ritorno da un giro un città, incontro un tassista che mi riporta in albergo.
Si chiama Alex ed è dello Sri Lanka.
Parlando un po’ mi racconta che prima di venire a Melbourne ha vissuto per 2 anni a Palermo. Lavorando presso un notaio.
Parla perfettamente italiano, e durante il suo lavoro, ascolta ininterrottamente le telecronache in differita delle partite di calcio del Palermo.
Il giorno dopo si “offre” di accompagnarmi in ospedale. E’ una persona molto premurosa. Tant’è che mi chiama alle 6.30 del mattino per assicurarsi che io sia sveglio.
Poi mi accoglie in taxi, anche quella mattina, con la radio sintonizzata sulla radiocronaca di una partita del Palermo.
Giunto in ospedale la segretaria alla reception mi saluta con grande giovialità e mi aiuta a completare le pratiche burocratiche, nonostante il suo computer si impalli continuamente (del resto non è un Mac, ma un vecchio e bruttissimo PC).
Nel frattempo mi racconta un po’ dei fatti suoi e che suo marito è italiano, precisamente di Reggio Calabria.
Ci siamo!
Dopo vari passaggi, arrivo nell’anticamera della sala operativa, già in tenuta da combattimento, dove l’infermiera raccoglie le ultime informazioni e completa i vari check-up.
Visto che ho il battito cardiaco a 105 mentre sono disteso (non tanto per il nervosismo – che comunque c’era, ma quando non dormo ho costantemente palpitazioni) cerca di intrattenermi.
Anche lei con marito di Reggio Calabria che lavora in una fattoria che produce salumi. Quindi prende il suo telefonino e mi mostra le foto di suo marito con due prede in mano appena catturate (2 conigli!), il forno a legna dove fanno il pane ed i maiali che sacrificano per la produzione dei vari salumi.
Mi invita poi a tornare in Australia e lavorare per 3 mesi in una delle 23 fattorie della catena. Humm, ci sto
![Eureka Tower, il grattacielo più alto di Melbourne (14esimo al mondo) con 278 metri. La vista dall'altro niente di speciale, tranne un po' di vertigini di cui io soffro.]()
Eureka Tower, il grattacielo più alto di Melbourne (14esimo al mondo) con 278 metri.
ancora pensando se continuare con il web marketing oppure andare a zappare la terra ![😉]()
Dopo poco arriva Andrew, l’anestesista, che mi pone qualche domanda per assicurarsi che non schiatterò durante la sedazione e siamo pronti. L’infermiera trasporta il mio lettino nella sala per il trattamento.
Tipiche luci da sala operatoria, il Dr Froomes che dopo i primi effetti dell’anestesia, mi sembra vestito più che da gastroenterologo da militare in tenuta anti-sommossa, con visiera, e “pistola” per la colonscopia. Ma la preoccupazione dura poco prima di cadere in un dolce e pesante ronf-ronf.
Dopo circa 15-20 minuti, il risveglio.
Nel frattempo, tramite colonscopia ho ricevuto, i seguenti antibiotici:
- Furazolidone
- Secnidazole
- Nitaxozanide
Ed il primo dei due trapianti fecali.
Se vuoi sapere come sono andati i trapianti fecali, come sono stati fatti e come mi sono sentito, prima durante e dopo, clicca qui.
Quindi vengo trasferito in una camera mentre mi riprendo e mi viene somministrato il test per l’Helicobacter Pylori, che almeno è negativo.
Dopo qualche ora sono pronto a rientrare alla base. Questa volta non chiamo il tassista fidato Alex, sia perché non mi fa risparmiare neppure un dollaro sia perché di ascoltare un’altra radiocronaca del Palermo non ne ho assolutamente voglia.
E’ come se un americano venisse in Italia ed ogni volta che lo accompagno in auto lo costringo ad ascoltare la radiocronaca NBA dei Sacramento Kings giocata un mese fa.
Quanto pensi che gliene potrà fottere? Te lo dico io, assolutamente niente.
![Pinguini-acquario-Melbourne]()
I poveri pinguini dell’Acquario di Melbourne. Loro mi guardavano costernati ed increduli.
Un po’ di relax
Resto ancora qualche giorno a Melbourne, tra cui una mezza giornata trascorsa all’interno del Sea Life Aquarium (cioè, l’acquario) ad osservare pinguini. Tra la stupore per la meraviglia di queste buffe creature e la malinconia nel vederli stipati ed ingabbiati in una teca di vetro ad uso e consumo della nostra specie umana così evoluta.
Si torna a casa.
Giunge poi la volta del rientro.
Arrivo a casa, stremato. Come se avessi guidato io per 15.000 km. Ovviamente già immagino la mia nuova vita, senza più tribolazioni, con notti di sonno perfette, grande energia durante il giorno, e qualche cibo in più da aggiungere alla mia lista fatta di pochi alimenti per limitare i danni.
Ma non va proprio così.
Certamente ci sono dei segnali incoraggianti, ad esempio gli sfoghi cutanei che apparivano spesso se ne vanno immediatamente, e ad oggi non ne ho più avuti, anche ampliando notevolmente la mia dieta.
Ma oltre questo, gli altri segnali sono piuttosto deboli e tutt’altro che promettenti.
Già mi vedo disperato e frustrato per l’ennesimo tentativo andato a vuoto.
Ma prima di prendere decisioni estreme come il suicidio, decido di attendere ancora un po’. E faccio bene.
Perché all’incirca un mese dopo il rientro, le cose iniziano a migliorare. Comincio a reintrodurre cibi che avevo escluso per i fastidi procurati, finalmente senza le solite insopportabili reazioni.
Per darvi un’idea, se fino a poche settimane prima, avessi consumato certi cibi (e non stiamo parlando di glutine e latticini), come che so, un fetta di manzo o un pezzo di anguria, sarei stato per 2 (sì, due) giorni consecutivi steso a letto con la faccia di una zebra a poix per la dermatite. Mal di pancia, insonnia e a digiuno.
Quindi le cose hanno iniziato a procedere speditamente.
Solo dopo i primi miglioramenti, decido di fare nuovamente il test, per verificare che il blastocisti non ci sia effettivamente più. Il nuovo test lo avevo ordinato giusto prima di partire per l’Australia. Dopo due mesi dal mio rientro, ho fatto il test.
E qui sotto il risultato. N-E-G-A-T-I-V-E.
![E il blastocisti non c'è più. Anche perché dopo 30.000 km di viaggio, tornare ancora una volta con le pive nel sacco, non sarebbe stato divertente.]()
E il blastocisti non c’è più. Anche perché dopo 30.000 km di viaggio, tornare ancora una volta con le pive nel sacco, non sarebbe stato divertente.
Come sempre non è tutto, e sono successe molte altre cose, che ti racconterò prossimamente. Ma non preoccuparti, non trascorrerà un altro anno senza aggiornamenti.
Ed ora passiamo alle cose serie ![😉]()
Ma prima di procedere, vediamo bene il significato di queste due parole, che nomineremo spesso, e di cui ignoravo l’esistenza fino a poco tempo fa mentre oggi sono ormai entrate a far parte del nostro vocabolario quotidiano.
Chi, ogni sera, seduto sul divano di casa con la propria partner, non discetta di microbiota e microbioma intestinale? Dai..
MICROBIOTA: tutti i microrganismi che vivono in un ambiente particolare, come ad esempio, il corpo umano.
MICROBIOMA: l’intera raccolta di geni in tutti i microbi che risiedono in una nicchia ambientale
La differenza è sottile da far diventare questi due termini quasi come due sinonimi.
Ci sono più microbi presenti nella nostra mano che abitanti in tutto il mondo.
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A cosa servono i batteri?
Secondo il Dr. Gregory Albers della University of California, i possibili disturbi associati ad un microbioma alterato sono:
Gastrointestinali
- Ricaduta di infezioni da C. Difficile
- Sovracrescita batterica
- Sindrome del colon irritabile
- Fegato grasso
- Diarrea cronica
- Costipazione cronica
- Morbo di Crohn e Colite Ulcerosa
- Encefalopatia epatica
- Tumore al Colon
- Calcoli alla cistifellea
- Tumore Gastrico
- Linfoma gastrico
Extra-Intestinali
- Malattie autoimmuni
- Asma
- Allergie
- Autismo
- Stanchezza Cronica (CFS)
- Insulino Resistenza
- Diabete
- Obesità
- Iperlipidemia
- Malattie Coronariche
- Sclerosi Multipla
- Depressione, Stress, Ansia
Senza microbi, non potremmo mangiare né respirare. Mentre in nostra assenza, i microbi sopravviverebbero tranquillamente.
Capito chi comanda?
L’alleanza di ogni persona con i microbi comincia con la nascita. Sebbene nell’utero siamo in un ambiente sterile, non appena nasciamo, i microbi colonizzano rapidamente l’habitat del neonato.
Questi microbi provengono dalla nostra madre, dagli amici, i familiari e l’ambiente. Come affermato dal biologo Stan Fallow:
“Il mondo è ricoperto da una patina di merda”
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O se preferite, da una patina di batteri.
Per cui, se avete figli, la prossima volta che il vostro bimbo si infila qualche nuovo oggetto in bocca, a meno che non rischi di soffocarsi, anziché scapicollarsi a toglierlo e pulirlo con l’amuchina, considerate come la patina batterica stia fornendo microbi importanti per aiutarlo nella formazione del suo microbiota.
Come la vita procede, le nostre comunità microbiche residenti si formano attraverso fattori come la nascita (parto naturale o taglio cesareo), se veniamo allattati al seno o con formule artificiali, quanto spesso assumiamo antibiotici, se possediamo un animale domestico e dal cibo che ingeriamo.
Ognuno di noi dispone quindi di un microbiota unico come le impronte digitali, che definisce la nostra predisposizione a differenti malattie.
Il microbiota può funzionare male e contribuire allo sviluppo di patologie e disturbi come l’obesità, che un tempo, si pensava fosse dovuta esclusivamente al nostro stile di vita.
Una delle meraviglie del microbiota intestinale è la velocità con cui questo cambia a seconda delle modifiche che apportiamo alla nostra dieta. I batteri nell’intestino si dividono rapidamente, e sono in grado di raddoppiare ogni 30-40 minuti. Le specie che proliferano con i cibi che mangiamo possono aumentare molto velocemente.
In ogni caso, le specie che hanno bisogno di un certo cibo e che non sono parte della nostra dieta, possono diventare “emarginate”, relegate a sopravvivere del muco intestinale o, nei casi più estremi, estinguersi.
Noi siamo il nostro microbiota
Il tuo microbioma può definire la tua capacità di degradare un certo tipo di carboidrati che il microbiota di un’altra persona non può fare.
Per esempio, certi Giapponesi ospitano un batterio intestinale che consuma alghe, e che è solitamente assente nel microbiota degli Occidentali. Siccome le alghe compongono la dieta Giapponese in gran parte, il loro microbiota si è evoluto in modo da utilizzare questa fonte di cibo onnipresente.
Tu, come sei nato?
Studi multipli hanno comparato la differenza tra i bambini nati tramite parto cesareo e quelli nati tramite parto naturale.
Oltre a comparare le caratteristiche dominanti del microbioma di questi due gruppi, hanno esaminato le implicazioni di salute associate e raggiunto molte conclusioni allarmanti.
Questi studi hanno dimostrato che esiste una chiara correlazione tra ciò che colonizza l’intestino di un bambino e ciò che si trova nel canale vaginale della madre.
Un bambino che nasce con parto naturale viene “contaminato” dai batteri del canale vaginale e anale della madre.
Il passaggio dal canale vaginale contenente microbi, combinato alla compressione del colon distale della madre durante la nascita espone il bambino ad una quantità abbondante di batteri del microbiota della madre.
Una ricerca particolarmente interessante condotta da un team di studiosi nel 2010 ha rivelato che sequenziando i geni del profilo batterico della madre e del figlio, i neonati con parto naturale avevano colonie batteriche molto simili a quelle del micriobioma vaginale della
madre, dominato da Lattobacilli benefici, mentre i neonati con cesareo ottenevano colonie simili a quelle che si trovano sulla superficie della pelle, dominati da abbondanti e potenzialmente pericolose colonie di stafilococco.
I bambini nati con parto cesareo hanno un primo incontro coi batteri, molto diverso da chi nasce con parto naturale. In questo caso, il primo contatto con i batteri avviene tramite la pelle – non esattamente il modo a cui la natura ha pensato.
Diversamente dal parto naturale, i figli nati con cesareo non ricevono microbi della pelle specifici della madre. Il microbiota di bambini cesarei tende a contenere in numero maggiore un tipo di batteri chiamato proteobatteri ed un numero inferiore di bifidobatteri rispetto ai bambini nati con parto naturale – una composizione non ideale.
Il Dr. Rob Knight di Colorado University ha commentato:
I bambini nati con parto cesareo o allattati artificialmente possono essere a rischio di una varietà di condizioni una volta raggiunta l’età adulta; entrambe le situazioni alterano il microbiota intestinale in neonati sani, che potrebbe essere il meccanismo che fa aumentare il rischio.
Microbiota e coliche nei neonati
Esiste una sempre più ampia evidenza scientifica che il microbiota intestinale possa avere un ruolo nello sviluppo e la severità delle coliche nei neonati.
Un gruppo di scienziati in Olanda guidato da Willem de Vos ha esaminato il microbiota di 24 neonati, durante i primi 100 giorni di vita: metà dei 24, soffriva di coliche, metà no.
Da notare che i neonati che soffrivano di coliche avevano un maggior numero di proteobatteri nell’intestino e un minor numero di bifidobatteri e lattobacilli, un ecosistema simile ai neonati nati con cesareo e bambini alimentati con latte artificiale.
I tuoi geni non sono il tuo destino.
Mentre non c’è niente che possiamo fare per cambiare il nostro genoma, il nostro microbioma offre l’opportunità di esercitare un controllo sulla parte genetica.
Modifiche al nostro microbioma non possono incidere sul colore dei nostri occhi, o la forma del nostro naso (peccato!), ma su molti aspetti della nostra biologia, come il nostro peso ed il nostro sistema immunitario che sono fortemente influenzati dai nostri microbi intestinali.
Qualcuno potrebbe ritenere che la composizione del nostro microbiota potrebbe essere predestinata, in un modo, dal nostro genoma. I nostri geni creano l’ambiente intestinale abitato da questi microbi.
Forse, i microbi che ci risiedono sono in gran parte un prodotto di certi geni che ereditiamo alla nascita, rendendo la composizione del nostro microbiota una missione del fato.
Se questo fosse il caso, gemelli identici dovrebbero avere un microbiota molto simile rispetto a due fratelli gemelli. Ma di fatto, non è questo il caso.
L’ambiente gioca un ruolo importante nella raccolta dei nostri batteri.
Visto che c’è molto che possiamo fare per dare forma all’ambiente intestinale, abbiamo un potere sul nostro microbiota e possiamo compensare la mancanza di controllo che abbiamo sui nostri geni.
Il nostro microbioma contiene 100 volte più geni del nostro genoma, per cui c’è un 99% di materiale genetico associato che abbiamo il potenziale di modificare a nostro vantaggio.
L’intestino: è il primo o il secondo cervello?
“I neuroni nell’intestino sono così tanti che molti scienziati hanno denominato l’insieme di questi neuroni (più di 100 milioni): il 2° cervello.”
Non solo è un secondo cervello che regola la muscolatura, le cellule immunitarie e gli ormoni, ma produce anche qualcosa di molto importante.
I segnali vanno direttamente al cervello, ma queste cellule nervose possono anche sentire cosa sta succedendo nell’intestino, se ad esempio siamo gonfi o costipati.
Un’ampia rete di terminazioni nervose nella parete intestinale invia segnali direttamente al cervello attraverso il nervo vago.
Questi neuroni, parte del sistema nervoso enterico, hanno un contatto regolare con i batteri nell’intestino. La comunicazione è piuttosto fitta. Ed una delle cose più interessanti di queste interazioni cervello-intestino è che l’intestino contiene le cellule che producono circa l’80-90% di serotonina, la quale è coinvolta, tra le altre cose, nella regolazione dell’apprendimento, l’umore ed il sonno.
Ovvero, il “cervello intestinale” produce più serotonina – la molecola della felicità – del cervello che abita la nostra testolina.
Molti neurologi e psichiatri stanno capendo che questa possa essere la ragione per cui gli antidepressivi sono spesso meno efficaci della dieta nel trattamento della depressione.
Pensate quindi a come un flora intestinale disbiotica possa ridurre la produzione di serotonina, e quindi alterare il nostro umore, il nostro sonno e la nostra capacità di apprendimento.
Io ne so qualcosa.
E le ultime ricerche stanno rivelando che il nostro secondo cervello potrebbe non essere secondo per niente secondo.
Può agire in modo indipendente dal cervello principale e controllare molte funzioni senza l’input o l’aiuto del cervello.
Il trapianto di personalità (Roberto Benigni vs Woody Allen)
I trapianti di microbiota possono conferire caratteristiche fisiche dal donatore al ricevente.
Il trapianto di un microbiota di un topo obeso ad un topo magro fa sì che quest’ultimo aumenti di peso; allo stesso modo, un microbiota di un topo magro protegge il ricevente dall’aumentare di peso.
Ma se il microbiota può influenzare la funzione cerebrale, potrebbero i batteri trapianti modificare l’umore e la personalità di una persona?
Potrebbe un microbiota “felice” essere utilizzato per combattere la depressione?
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Nel 2011, un gruppo di ricerca presso la McMaster University in Ontario, Canada, ha provato a verificare se i microbi intestinali potessero trasferire i tipi di personalità nello stesso modo in cui trasferiscono certe caratteristiche fisiche.
Gli scienziati stavano lavorando con 2 diverse specie di topi da laboratorio. Una, chiamata Balb/c, più ansiosa e rinominata “Woody Allen”. L’altra, chiamata NIH Swis, simile a Roberto Benigni, estroversa in natura.
Per definire quanto questi topi fossero nervosi ed estroversi, gli scienziati posizionarono i topi su una piattaforma elevata e registrarono il tempo necessario affinché i topi scendessero.
Un tempo maggiore per scendere dalla piattaforma indicava che i topi stessero vivendo stati di nervosismo circa la loro situazione precaria. Più sicuro il topo, più veloce la discesa.
I topi Woody Allen impiegarono una media di quattro minuti e mezzo, scendendo cautamente dalla piattaforma. I topi Roberto Benigni saltarono giù in pochi secondi.
Poi, gli scienziati trasferirono il microbiota intestinale dei topini Benigni nei topini Woody Allen e viceversa per poi ripetere il test della piattaforma.
A microbiota invertiti, i topi Benigni che precedentemente sembravano così sicuri sulla piattaforma ora impiegarono più di un minuto per scendere dalla piattaforma. Mentre i topini Woody Allen, che precedentemente risultavano intimoriti, ridussero il tempo di discesa da 4 minuti e mezzo a poco più di un minuto.
Per cui, trapiantando il microbiota dei topi del gruppo 1 nel gruppo 2 e viceversa, il livello di ansia e del comportamento conseguente poteva essere alterato a seconda dei batteri presenti nell’intestino.
I ricercatori scoprirono che i trapianti di microbiota riguardavano i livelli del fattore neurotrofico cerebrale (BDNF) nell’ippocampo. Il BDNF è una proteina la cui funzione è stata connessa a malattie come la depressione, schizofrenia e disordini ossessivo-compulsivi. Bassi livelli di BDNF nell’ippocampo sono associati ad ansia e depressione.
Dopo aver ricevuto il microbiota dei topini Woody Allen, il gruppo dei topi Benigni non solo divenne più temerario, ma mostrò anche un cambiamento evidente nella loro chimica cerebrale.
Chi comanda: cervello o microbiota?
La comunicazione tra il cervello ed i microbi nell’intestino è bi-direzionale. Non solo può il microbiota può influenzare cose come l’umore e la memoria, ma il cervello può anche avere un impatto nel modo in cui i microbi vivono nell’intestino.
Se induciamo stress o depressione in un animale da laboratorio sottraendolo alla madre, la composizione del suo microbiota cambia.
Come questa accada, nessuna al momento lo sa.
Intestino ed emozioni
Un team di ricercatori di UCLA ha condotto un piccolo esperimento pubblicato nel 2013, che mostrava le prime evidenze del fatto che batteri sani ingeriti attraverso il cibo possono condizionare la funzione cerebrale nelle persone.
Sebbene si trattasse di un piccolo studio, questo ha generato una discussione a riguardo nella comunità scientifica poiché dimostrò come dei piccoli cambiamenti nella flora intestinale modificassero la percezione del mondo in una persona.
Trentasei donne furono suddivise in 3 gruppi:
- il primo gruppo consumò, 2 volte al giorno per 4 settimane, un mix di yogurt contenente vari proibitici;
- il secondo gruppo consumo prodotti caseari al sapore di yogurt ma senza alcun probiotico;
- il terzo gruppo non consumò alcun prodotto specifico;
All’inizio dello studio ogni partecipante effettuò un Imaging a risonanza magnetica (MRI) del cervello che poi venne ripetuto alla fine dello studio.
Invece di valutare la struttura del cervello, l’MRI valuta l’attività cerebrale in modo che i ricercatori possano determinare quali aree del cervello siano attive e quanto lo siano in precisi momenti della giornata.
In questo modo i neurologi osservarono questa “attività” – chiamata “eccitabilità” – ovvero il modo in cui il cervello risponde agli stimoli o i cambiamenti nell’ambiente.
Alla fine della quarta settimana, ai partecipanti furono mostrate delle immagini che inducessero una risposta emotiva. Nello specifico, i partecipanti allo studio videro una serie di immagini di persone arrabbiate o impaurite.
I risultati furono molto interessanti.
- Le donne che avevano mangiato lo yogurt contenente probiotici mostrarono un’attività ridotta nella corteccia somatosensoriale ed insulare durante la fase di reattività emozionale. Le donne sottopostesi alla ricerca mostrarono anche minore attività, o eccitabilità, nella regione del cervello collegata alla emozioni, la cognizione e l’elaborazione delle sensazioni.
- Le donne appartenenti agli altri 2 gruppi, mostrarono invece un’attività stabile o aumentata della regione cerebrale, indicando che erano di fatto emozionalmente toccate o disturbate dalle immagini.
Interessante, eh?
Test uBiome
Prima di partire per l’Australia decido di ordinare il kit di uBiome per l’analisi dei batteri che abitano il mio intestino. Voglio fare il test al mio rientro, per vedere la situazione dopo gli antibiotici ed il trapianto fecale.
![uBiome-kit]()
E così faccio. Scopro che dopo un qualsiasi trattamento antibiotici è opportuno attendere almeno 13 giorni prima di fare il test, al fine di avere un microbioma sufficientemente stabili per l’analisi.
![kit-uBiome]()
Passate due settimane quindi faccio il test e spedisco il tutto. Vedo però che i risultati tardano ad arrivare e dopo un lungo ping-pong di e-mail scopro che il campione ha troppi pochi batteri e non può essere analizzato correttamente. Per cui, tutto da rifare.
Ora, avrò sbagliato qualcosa nella raccolta? Non lo sapremo mai.
Fatto sta che uBiome mi invia un nuovo kit gratuitamente per effettuare nuovamente il test. In questo il test comprende l’analisi di 5 zone del corpo. Ma se ne può fare semplicemente anche una sola.
![uBiome.com]()
Ormai sono passati alcuni mesi di paleo diete con protocollo autoimmune, crauti, kefir, kombucha e probiotici di vario genere, ma tant’è.
E questi sono i risultati..
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Il test si può effettuare in 5 zone del corpo: naso, area genitale, bocca, pelle e intestino. Ovviamente non è necessario farli tutti e 5, ma potete scegliere quale effettuare.
Qui di seguito, riporto i risultati dell’intestino, visto che sono i più significativi rispetto a ciò che è successo nei mesi precedenti.
I risultati seguono la classificazione (tassonomia: scienza che studia la classificazione microrganismi) Linneiana (di l von Linné). Per cui, a grandissime linee, i batteri vengono organizzati in gruppi e sottogruppi a seconda dei caratteri morfologici, biochimici e genetici simili
Partendo dai gruppi che, secondo un sistema gerarchico, definiscono in sequenza, per ogni microrganismo:
• Phylum
• Classe
• Ordine
• Famiglia
• Genere
• Specie
Per capire ancora meglio ciò di cui sto parlando, faccio un esempio pratico.
Quando si classifica un essere vivente, lo si inserisce in categorie via via più specifiche:
- Per prima cosa lo si colloca in un regno: ad esempio il regno dei Bacteria (in tassonomia, tutti i nomi si scrivono in latino);
- successivamente si individua una divisione o phylum: per esempio, Proteobacteria;
- poi viene la classe: es. γ-proteobacteria;
- l’ordine: es. Enterobacteriales;
- la famiglia; es. Enterobacteriaceae;
- il genere; es. Escherichia;
- la specie; es. coli.
I Firmicuti appartengono al gruppo dei Phylum.
I Bacilli, che discendono dai Firmicuti, appartengono al gruppo Classe
I Bacillales, che discendono dai Bacilli, appartengono al gruppo Ordine
I Bacillaceae, che discendono dai Bacillales, appartengono al gruppo Famiglia
E i Bacillus, che discendono dai Bacillaceae, appartengono al gruppo Genere.
Per cui, ogni gruppo ha un sottogruppo in cui i vari batteri vengono classificati. E’ una sorta di archivio. Sembra complicato, ma di fatto non lo è. E si tratta di un’informazione necessaria per capire i risultati del test.
Ma ora vediamo i risultati del mio test.
![Il-mio-microbioma]()
Nel dettaglio:
- FIRMICUTI – 64.86%
- BATTEROIDI – 23.37%
- PROTEOBATTERI – 9.04%
- VERRUCOMICROBIA – 0.09%
- ACTINOBACTERIA – 1.57%
- TENERICUTI – 0.27%
FIRMICUTI
Noti come batteri che amano i grassi, per il fatto che i batteri appartenenti alla famiglia dei firmicuti sono ricchi di enzimi in grado di digerire carboidrati complessi, e quindi più efficienti nell’estrarre energia (calorie) dal cibo. E sebbene siano stati anche recentemente “incolpati” di essere responsabili nell’aumento dell’assorbimento del grasso, questo tipo di batteri ha permesso ai primi Europei di sopravvivere il gelo invernali con solo una pelle di Mammut in spalla.
I ricercatori hanno scoperto che le persone obese hanno livelli elevati di firmicuti nella loro flora intestinale, se comparati a persone magre, le quali presentano una flora batterica con predominanza di batteroidi.
Infatti, la proporzione relativa di questi 2 gruppi, firmicuti e batteoroidi, è critica nel determinare la salute ed il rischio di contrarre una malattia. E c’è di più, abbiamo appena saputo che livelli più alti di firmicuti accendono alcuni geni che aumentano il rischio di obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
Per cui, pensa che una modifica nel rapporto tra questi batteri potrebbe cambiare l’attuale espressione del tuo DNA.
Ma non è tutto da buttare, infatti Kenya Honda e il suo gruppo di ricerca presso il RIKEN Center in Giappone hanno scoperto che i membri dei firmicuti sono in grado di reclutare cellule T-regolatorie nell’intestino di topi in laboratorio. Questa abbondanza di cellule T-regolatorie diminuisce la risposta infiammatoria e riduce nei topi la possibilità di sviluppare colite, malattie autoimmuni ed allergie.
BATTEROIDI
I batteroidi si pensa ci aiutino a proteggerci dall’obesità perché non digeriscono bene i grassi. I primi Europei avevano bisogno di digerire bene i grassi, in modo da accumulare sufficiente energia per sopravvivere agli inverni brutali dell’era glaciale. Per cui le persone con minor quantità di Batteroidi ed un maggior numero di Firmicuti divennero la razza dominante.
PROPORZIONE TRA FIRMICUTI A BATTEROIDI
Il rapporto tra i tipi di batteri nell’intestino è importante. Molteplici studi mostrano come quando il numero dei firmicuti è ridotto, minore è il rischio di problemi metabolici come il diabete. Dall’altra parte, quando il numero dei batteroidi è basso, c’è un’aumentata permeabilità intestinale, che aumenta ogni tipo di rischio, non ultimo un sistema immunitario caotico, infiammazione e malattie cerebrali, dalla depressione all’Alzheimer.
CELIACHIA E BATTEROIDI
I bambini a rischio della malattia celiaca sono stati descritti bene in letteratura come soggetti con pochi batteroidi, il tipo di batteri associate ad una salute migliore.
ANTIBIOTICI, FIBRA, BATTEROIDI E FIRMICUTI
I batteroidi sono solitamente considerati piuttosto resistenti agi antibiotici. Mentre i firmicuti, si ritiene aumentino durante la somministrazione antibiotica, e proliferino in soggetti che consumano molta fibra.
PROTEOBATTERI
Sono un tipo di batteri numeroso in persone con infiammazione intestinale e disbiosi, e quantità minime di faecalibacterium, un tipo di batterio che aiuta a ridurre l’infiammazione.
Insieme ai Firmicuti, i Proteobatteri sono i più comuni nell’intestino degli occidentali. Sebbene tutti noi abbiamo Proteobatteri, le persone con malattie intestinali infiammatorie sembrano avere un maggior numero di Proteobatteri ed una minore varietà di tutte le altre specie batteriche.
BATTERI PIÙ SIGNIFICATIVI NEL MIO TEST A LIVELLO “PHYLUM”
Verrucomicrobia
Batterio di recente scoperta. Si trova principalmente in grandi quantità negli scoiattoli in ibernazione e nelle persone che hanno assunto antibiotici.
Actinobacteria
Actinobacteria, sono fondamentali per un microbioma sano, e vengono addirittura aggiunti ai probiotic che si trovano in commercio. Sono molto comuni sulla pelle, in bocca e nell’area genitale.
Persone con psoriasi tendono ad avere un numero minore di questi batteri mentre le persone che soffrono di colite ulcerosa, tendono ad averne di più.
BATTERI PIÙ SIGNIFICATIVI NEL MIO TEST A LIVELLO “CLASS”
Negativicutes
I negativicuti sono prevalenti nella nostra bocca, dove una maggiore diversità di alcune classi di batteri è un’indicazione dell’essere senza carie.
Bacteroidia
I Bacteroidia nel nostro microbioma orale possono proteggerci contro infezioni fungine di bocca e gola e la loro presenza nell’intestino è associata ad un rischio ridotto di diabete. Conosci qualcuno che ottiene un fisico atletico dopo pochi allenamenti? Una solida presenza di Bacteroidia nel suo microbioma potrebbe essere parte del suo successo.
BATTERI PIÙ SIGNIFICATIVI NEL MIO TEST A LIVELLO “ORDER”
Coriobacteriales
Coriobacteriales sono abbondanti in intestini “normali” ma largamente assenti nell’intestino di persone che soffrono di sindrome del colon irritabile.
BATTERI PIÙ SIGNIFICATIVI NEL MIO TEST A LIVELLO “FAMILY”
Lachnospiraceae
Sebbene questo tipo di batterio sia molto comune nel cavo orale e nella gola, è presente anche nel tratto digestivo e ci aiuta a digerire la fibra. Questi batteri vengono facilmente uccisi dagli antibiotici, per cui un segno evidente di una recente esposizione agli antibiotici è la mancanza di questo batterio nell’intestino.
BATTERI PIÙ SIGNIFICATIVI NEL MIO TEST A LIVELLO “GENUS”
Oscillospira
L’Oscillospira ci aiuta a digerire l’amido resistente e fermentarlo nel colon. Questi batteri benefici sono associati al consumo di carboidrati complessi e sono prevalenti nel’intestino di bambini del Bangladesh, che consumano una dieta con pochi grassi e carboidrati non raffinati.
Blautia
Blautia ci aiuta a digerire i carboidrati complessi. Abbondanza di questi batteri è un forte indicatore di un intestino sano. I livelli di Blautia sono maggiori rispetto a pazienti che hanno malattie epatiche, tumore collateral e bambini diabetici.
Una cosa interessante di questo test è la possibilità di paragonare i propri risultati con quelli delle altre persone che hanno effettuato il test e compararli secondo dieta e stile di vita.
![microbioma intestinali a confronto]()
La cosa che ho trovato più interessante è stata di avere praticamente la stessa quantità di Firmicuti del gruppo di Vegani. Se è vero che un eccesso di questi batteri potrebbe essere un elemento di rischio, è anche vero che l’aumento di Firmicuti può essere dovuto alla somministrazione di antibiotici e soprattutto al fatto che i Firmicuti sono in grado di proliferare con l’assunzione di fibra.
E l’unico punto in comune il gruppo vegano credo possa essere l’abbondante consumo di verdure. Per il sottoscritto, circa 1 kg. di verdure al giorno.
Dico questo dopo aver fatto qualche ricerca e trovato alcune interessanti testimonianze, come questa.
Dove l’autore riporta alcune ipotesi in controtendenza in merito al “corretto” rapporto tra Firmicuti e Batteroidi:
- esistono vari studi che mostrano una correlazione (correlation is not causation) tra alti livelli di batteroidi e malattie come diabete 1, IBD e Obesità.
- i Firmicuti sono quasi esclusivamente gram-positivi. Per cui non producono endotossine (malattie infiammatorie)
- i Batteroidi sono tutti gram-negativi (produttori di endotossine)
Ovviamente siamo nel campo delle speculazioni e delle ipotesi. Niente di più.
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Gli effetti degli antibiotici provocano danni (ir)reversibili?
David Relman e Les Dethlefsen, due ricercatori presso la Stanford University erano curiosi di capire cosa sarebbe successo al microbiota dopo cicli multipli del potente antibiotico ciprofloxacina.
Questo antibiotico ad ampio spettro viene utilizzato per trattare una varietà di infezioni batteriche. Il suo meccanismo di azione è quello di inibire l’abilità dei microbi di replicare il suo DNA.
I ricercatori volevano determinare quanto dannoso un ciclo di 5 giorni di Cipro sarebbe stato per il microbiota e se quest’ultimo sarebbe mai guarito completamente.
L’abbondanza microbica e la diversità nell’intestino dei soggetti testati crollò non appena somministrati gli antibiotici. C’erano da 10 a 100 volte meno batteri dopo il trattamento con ciprofloxacina, e le comunità sopravvissute erano molte meno diverse di prima.
Il microbiota si era anche significativamente riorganizzato, con specie batteriche che collettivamente componevano dal 25 al 50% di tutti gli organismi quasi eliminati.
Questi risultati non dovrebbero essere sorprendenti sebbene la proporzione del danno fosse anche maggiore di ciò che molti avevano temuto potesse essere.
Cipro, come tutti gli antibiotici ad ampio spettro, non è stato creato con l’idea di risparmiare i batteri. Nonostante quanto importanti siano i microbi per la nostra salute, si fa ampio uso di antibiotici ad ampio spettro, spesso in modo rilassato, con la convinzione che il microbiota possa ricrescere.
Ma l’idea che i batteri benefici possano ripopolare l’intestino dopo gli antibiotici è corretta?
Non esattamente.
Alcune settimane dopo il trattamento a base di Cipro, il microbiota di uno dei soggetti recuperò alla stato pre-antibiotico.
Gli altri due non tanto.
Un individuo ebbe una guarigione quasi completa ma nascondeva ancora i danni indotti dagli antibiotici.
Il microbiota del terzo soggetto si stava sforzando di recuperare la sua composizione pre-antibiotica anche 2 mesi dopo che il trattamento a base di Cipro si era concluso.
Molti microbioti devono sottoporsi a trattamenti antibiotici multipli, spesso in un solo anno, per cui Reman and Dethlefsen testarono cosa succedesse a questi stessi individui dopo un secondo ciclo di Cipro.
Dal punto di vista del microbiota, il danno fu ancor più severo.
A seguito del secondo ciclo di antibiotici, l’abbondanza batterica diminuì ulteriormente, la comunità di batteri mutò ulteriormente nella sua composizione, e la diversità subì un colpo pesante, esattamente come dopo il primo trattamento.
Ma questa volta, nessuno dei soggetti ne uscì senza conseguenze.
Tutti e tre i soggetti subirono danni visibili e duraturi al proprio microbiota, anche 2 mesi dopo che gli antibiotici furono interrotti. Nessuno dei partecipanti alla studio riportò sintomi gastrointestinali, nonostante la gigantesca riorganizzazione che stava succedendo nel loro intestino.
CONCLUSIONI
Siamo ancora agli inizi eppure le prospettive sono molto interessanti. Forse dovremmo rivedere certi giudizi del passato e l’assioma per cui essere sovrappeso è solo e sempre la conseguenza di indisciplina alimentare e di uno stile di vita pigro.
Oppure considerare gli intristiti, i malinconici, gli insoddisfatti cronici e i depressi dei possessori di menti pigre o soggetti alla mercé della sfortuna.
Ovviamente non voglio giustificare niente e nessuno né fornire un alibi e chi ama sfondarsi a tavola e lamentarsi a prescindere. Di questi soggetti è già pieno il mondo. E per questo gruppo di persone, la volontà è la medicina migliore.
Ma per tutti gli altri? Quali rimedi la scienza saprà proporre nei prossimi anni?
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